lunedì 9 febbraio 2009

Il Volontariato al Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e molise

Testo e foto Massimiliano Caria ©


Un raggio di sole filtra, insinuandosi, tra le ripide vette delle cime che compongono l’ anfiteatro naturale della CAMOSCIARA.
Divide con un taglio perfetto le montagne.
Con fare superbo pare voler scaldare quei luoghi dove l’ inverno ormai alle porte, domina incontrastato.
L’ aria è gelida e immobile.
Una spessa coltre di foglie intrisa di acqua e ghiaccio custodisce il terreno, come una soffice ma gelida coperta, quasi a volergli dare la propria protezione.
Gli alberi, ormai privi della loro chioma, pare si stringano gli uni agli altri sotto uno scialle di muschi e licheni che li uniforma alle rocce circostanti.
I torrenti, rinvigoriti dalle prime piogge, riprendono possesso dei loro alvei infrangendo il silenzio che riempie la valle come un immenso tappo di ovatta.
La neve fa ormai capolino sulle vette circostanti.
Nuvole di vapore fuoriescono dalle froge dei cervi, ansanti, dopo una breve corsa.
Il loro delicato e sensibile labbro sfiora il terreno ghiacciato in cerca di teneri fili d’ erba.
I loro corpi, perfettamente modellati da migliaia di anni di evoluzione, paiono non risentire dei rigori invernali.
Tutto intorno a noi è immobile, e le nostre anime si fondono con la natura che ci circonda.
Uno scoiattolo, forse l’ ultimo ritardatario, saltella agile tra i rami.
Starei fermo lì per ore ma, nonostante sia da poco passata l’ alba, mi rendo conto che il tramonto non tarderà ad arrivare.
C’è del lavoro da portare a termine, è necessario tracciare un sentiero dall’ inizio alla fine, accertarsi che non vi siano possibili deviazioni, renderlo sicuro per chi lo percorrerà dopo di noi.
Iniziamo e poco dopo ci ritroviamo immersi nel fitto bosco, pare ancora di sentire il vociare dei pastori che praticavano la transumanza, il tintinnio dei campanacci, il latrare dei cani che percorrevano il REGGIO TRATTURO fino ai caldi pascoli pugliesi, per poi fare ritorno in primavera inoltrata.
Tanti sono i segni della loro presenza, che questi uomini, hanno lasciato nel corso dei secoli. Di tanto in tanto il tratturo, ricoperto ormai quasi completamente dalla vegetazione, riappare quasi a volerci indicare la direzione.
La mattina scivola via velocemente, ora il “rumore” del silenzio viene sostituito dal cinguettio degli uccelli e dal canto della natura non completamente sopita.
Un gracchiare di cornacchie mi distoglie dalle mie faccende, l’ esperienza mi suggerisce che quel volo e quell’ eccitazione premoniscono presenza di cibo.
Cerco, nel fitto sottobosco, di individuarne la provenienza.
Mi pare di aver imboccato la direzione giusta, mi avvicino cauto quasi strisciando.
Tutto, intorno a me, pare immobile.
Sotto di me, in un leggerissimo avvallamento, si apre una piccola radura e sull’ erba gli ultimi resti di una carcassa che le cornacchie si contendono con… ma!
Scorgo due sagome, forse due cani, si certamente sono due cani non posso avere tanta fortuna da incontrare… mi avvicino ancora un po’.
Ora non odo più il cinguettio degli uccelli, il gracchiare delle cornacchie ma solo il battito del mio cuore che scandisce i tempi della mia emozione.
Ora li vedo bene… sono due LUPI.
Seguendo il corso della natura divorano i resti di un animale, nulla va sprecato.
Non vorrei spaventarli, i loro movimenti sono guardinghi e spostano il cibo in continuazione.
Diventa per me difficilissimo inquadrarli, non stanno mai fermi, scatto alcune immagini e poi rimango ad ammirarli.
Il coinvolgimento è totale, ora il battito del mio cuore è assordante, il tempo scivola via veloce, forse dieci minuti forse un ora, questo è l’incontro che vale tutto un viaggio, un esperienza strepitosa !!!
Forse sono sazi, pare tutto un gioco con le cornacchie.
Uno dei due si allontana dal cibo pochi metri dando licenza ai pennuti di planarci sopra, ma quando già pregustano un facile pasto il lupo si getta sopra di esse spaventandole, quasi schernendole.
D’ improvviso decidono che è giunto il momento di andare.
Spariscono tra la vegetazione con qualche avanzo tra i denti, sicuramente andranno a nasconderlo per poi consumarlo in un secondo momento.
Rimango ancora lì rapito da ciò che ho appena vissuto, mi sento spettatore fortunato dello spettacolo che la natura ci offre, ora mi sento parte integrante di essa.
Intorno a me alberi, vento, foglie e torrenti, siamo tutti fratelli e figli di un'unica grande e benevola madre.
Torno sul sentiero alle mie attività ma ora la mia mente corre, corre libera accanto a due magnifici lupi.
Corriamo a perdifiato per boschi e radure, saltiamo di roccia in roccia e l’acqua dei torrenti non ci bagna, l’ aria del bosco colma dei profumi della natura ci sfiora e ci avvolge tutti, nei nostri occhi solo gioia.
Corriamo ancora… ma… cos’è questo rumore ???
Una voce ? Mi chiamano !
Ora ricordo… c’è del lavoro da portare a termine !!!

Questa è solo una delle magnifiche avventure che potrete vivere prendendo parte ad uno dei turni di volontariato che si tengono al P.N. d’ ABRUZZO MOLISE e LAZIO, durante i quali avrete la possibilità di integrarvi totalmente in quella che è la struttura del parco, conoscerne la storia, gli usi ed i costumi.
Conoscerete tante persone con la vostra identica passione e stringerete nuove amicizie.
Il parco è una splendida realtà italiana dove natura, cultura e tradizione si fondono per donare ai visitatori delle emozioni indimenticabili.
Come indimenticabili sono i paesaggi che si possono ammirare percorrendo i sentieri perfettamente tracciati sui quali con un po’ d’accortezza e fortuna si possono fare degli incontri eccezionali dal punto di vista faunistico.
Non potendo dipanare in queste poche righe un descrizione completa di tutte le attività del parco vi rimando al sito www.parcoabruzzo.it

Se vi è piaciuta questa storia visitate il sito www.fotografiamaxcaria.it





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